L'importanza del riposo
Se lavorare è importante, riposare nel modo giusto lo è anche di più.
La retorica del lavoro che porta risultati sicuri ha solide fondamenta in tutti gli aspetti della prestazione sportiva. La tecnica individuale si sviluppa solo attraverso l'applicazione di metodi di allenamento basati su ripetizione e alternanza dei gesti da migliorare, mentre forza e resistenza si sviluppano con specifici esercizi aerobici e anaerobici.
Lavorare molto produce senz'altro risultati, ma oggi sappiamo bene che protrarre gli sforzi all'infinito non ci porta automaticamente a raggiungere le nostre potenzialità, anzi, comporta alcuni rischi, il principale dei quali è il sovrallenamento.
Allenarsi oltre certi limiti può infatti logorare il fisico, l'attenzione e la motivazione di un calciatore. I risultati negativi di questo comportamento possono creare un pericoloso circolo vizioso in cui la frustrazione di risultati che non arrivano può accentuare il ricorso al sovrallenamento, col rischio di non riuscire a capire più cosa è giusto fare e come per uscirne.
Ecco perché è importante usufruire nel modo giusto di momenti di riposo.
Riposo non vuol dire necessariamente inattività, ma piuttosto cercare di uscire da schemi e tabelle per ascoltare le proprie sensazioni e seguirle. Per questa ragione, non c'è un modello predefinito di riposo da adottare, uguale per tutti.
Attraverso l'ascolto e la conoscenza delle proprie sensazioni, l'atleta riesce a capire qual è il suo livello di allenamento tecnico, fisico e mentale. Una volta accettata la situazione, preso atto dei miglioramenti fatti o ancora da fare, sarà più semplice sapere quali sono i prossimi passi da fare ed eventualmente riguadagnare la motivazione necessaria a compierli.
Il riposo è il momento in cui lasciamo i nostri abiti da specialista (nel nostro caso, del calcio) e indossiamo quelli della persona a trecentosessanta gradi. In quei momenti possiamo guadagnare conoscenze ed esperienze diverse da quelle del mondo del calcio, ma utili se trasportate in quel mondo.
Anche questo è un processo di crescita personale. Se l'atleta cresce nella sua consapevolezza generale di sé e delle proprie conoscenze, sarà senz'altro capace di gestire la sua prestazione in modo più efficiente.
Stefano Nicoletti
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